Dicevamo che uno dei limiti degli esercizi di potenziamento a corpo libero, cioè effettuati sfruttando il solo peso corporeo o l’inerzia dei movimenti, è che a volte sono troppo impegnativi. Prendiamo il classico esempio dei piegamenti delle braccia (comunemente – ed erroneamente – detti flessioni sulle braccia): si tratta, per molti, di un esercizio troppo faticoso. Penso ad un adolescente o preadolescente, ad una donna fuori allenamento, ad una persona anziana, a chi affronta un recupero post-operatorio o post-traumatico.
Oltre a rendere disagevole l’allenamento, e far passare la voglia di continuare, un esercizio troppo faticoso può essere stressante per l’organismo: tendini, articolazioni, muscoli, cartilagini, connettivo possono essere sottoposti a stimoli troppo intensi che, a lungo andare, possono non essere recuperati completamente, e portare nel tempo ad alterazioni dei tessuti (infiammazioni ecc.) e dolori.
Un altro limite di un esercizio troppo faticoso è che costringe a fare un numero limitato di ripetizioni (ci sono persone che possono fare non più di due-tre piegamenti consecutivi sulle braccia). Se è vero che questo rappresenta un formidabile metodo per allenare la forza, per cui il numero di ripetizioni tende di solito a crescere molto velocemente, è anche vero che io sconsiglio a chi comincia ad allenarsi di fare allenamenti con carichi così alti, soprattutto ad inizio allenamento e senza aver avuto la possibilità di fare un eccellente riscaldamento specifico (oltre a quello generale!)
Quali soluzioni allora? Una è l’allenamento coi pesi (macchine o manubri), uno dei cui vantaggi è proprio la possibilità di dosare i carichi fino a valori infinitesimali.
Un’altra possibilità è scoprire le forme ridotte degli esercizi a corpo libero: con una certa conoscenza della fisiologia e della fisica, e con un po’ di buonsenso e di esperienza, si possono fare movimenti molto simili con carichi molto ridotti.